Cellule staminali umane grazie alla clonazione
Cellule staminali umane grazie alla clonazioneScritto da Wired.it | Wired–gio 6 ott 2011
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Una cellula?somatica, più una cellula?germinale. Come dire due (le copie di cromosomi contenute nella prima) più uno (la singola serie cromosomica della seconda), uguale tre. Tre copie di?cromosomiper una?cellula staminale triploide,
Belstaff Italia, pluripotente, in grado cioè di differenziarsi in diversi tipi cellulari. A realizzarla sono stati i ricercatori della?The NewYork Stem Cell Foundation, guidati da?Dieter?Egli, confermando così la possibilità di riprogrammare una cellula somatica?umana, portandola?indietro nel tempo,
Outlet Belstaff, trasferendola in un?ovocita. Una tecnica che, secondo lo studio pubblicato su?Nature, è importante per le possibili implicazioni in termini di?medicina rigenerativa. Ma, nell'editoriale della rivista, si avverte: "?non è ancora chiaro se il triploide si comporterà nei tessuti come una normale cellula. Nessuno potrà chiamarlo a breve clinicamente rilevante".
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Uno dei problemi fondamentali di questa branca della scienza è, infatti, quello della?compatibilità dei tessuti tra donatore e ricevente. A scopo terapeutico, la condizione ideale sarebbe quella di rimpiazzare i tessuti danneggiati in un paziente con cellule del suo stesso organismo, quindi con lo stesso?dna. Ma altrettanto ideale sarebbe poter disporre di una sorta di?bagaglio cellulare, da utilizzare per scopi diversi, ovvero un set di cellule in grado di originare più tipi di tessuti.
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Partendo da questi presupposti, i ricercatori hanno provato a produrre cellule staminali da un?ovocita. Per farlo hanno utilizzato una tecnica nota come?somatic cell nuclear transfer (Scnt): hanno prelevato il?materiale genetico di una cellula somatica adulta (quindi con un corredo cromosomico completo, cioè doppio) e lo hanno trasferito in un ovocita privato del nucleo (una tecnica simile a quella che ha portato alla nascita della pecora?Dolly). Così facendo, i ricercatori speravano di indurre l'ovocita a dividersi, dando origine a una?blastocisti, ovvero lo stadio iniziale dello sviluppo embrionale. Ma, osservando il comportamento della nuova cellula umana, hanno visto che dopo pochi cicli di divisione questo si arresta.
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Gli scienziati hanno quindi provato a trasferire il?dna della?cellula somatica nell'ovocita, ma senza togliere il nucleo di quest'ultimo. I risultati sono stati sorprendenti: la nuova cellula cominciava a dividersi dando origine a una blastocisti e mantenendo tutti i?corredi cromosomici di partenza (tre, due della cellula somatica e uno di quella germinale). Non solo: le cellule staminali derivate da questa prima blastocisti mantenevano il fenotipo della pluripotenza,
Sito Peuterey, mostrando di essere capaci di originare tutti i tipi cellulari (quelli dei cosiddetti tre foglietti embrionali, l'ectoderma, il?mesoderma e l'endoderma, da cui si originano i tessuti di un organismo).
Come spiegano i ricercatori, i risultati mostrano come la presenza del genoma dell'ovocita sia fondamentale per la?riprogrammazione della cellula somatica umana a uno stadio di pluripotenza. Un altro traguardo, dopo quello delle staminali pluripotenti indotte, che bypassa l'uso diembrioni (sebbene anche gli ovociti non siano sempre disponibili). Ma è anche un risultato che pone in risalto il bisogno, etico, di regolamentare l'uso della?somatic cell nuclear transfer, in modo tale da garantirne l'uso a scopi terapeutici, senza creare allarmismi in chi vi intravede?pericoli di?clonazione umana.